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Matteo Mezzadri

(Italia - Parma, 1973)

Città minime #11

2017

Ciclée Fine-Art pigmentata

120 × 120 cm / 46,8 × 46,8 in

3 di 5

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Dimensione e Peso:
120 × 120 cm
statement

La percezione dei luoghi, l’attraversamento fisico e mentale

dello spazio, la poetica del viaggio come ricerca di con-tatto

e contaminazione con l’altro da sé sono fattori costanti della

ricerca artistica di Matteo Mezzadri (Parma, 1973). Il suo

lavoro non si esaurisce mai in un’unica opera o in una singola

immagine ma, mettendo in relazione i più diversi mezzi

espressivi, crea percorsi visivi che restituiscono la complessità

e l’ambiguità del mondo contem-poraneo.

IL PROGETTO H1=H2 ruota attorno al pozzo del liceo Guggenheim

e, idealmente, al problema della scarsità delle risorse

del pianeta e alla loro iniqua distribuzione. Il progetto

è articolato in due parti distinte. La prima consiste in una

potente e massiccia installazione di mattoni che formano

una “città minima”, ultima di una lunga serie di installazioni

site specific, che, mediante la giustapposizione di semplici

mattoni forati, riproducono lo skyline di metropoli contemporanee.

Una sor-ta di sistema di frattali in cui la più elementare

cellula di ogni edificio reale, il mattone, appare

come l’edificio stesso. Al centro della “città minima” si erige

un solido cubo di mattoni che nasconde e “difende” il pozzo

dall’esterno. Se la città di mattoni tutt’attorno rappresenta la

metropoli contemporanea e, in senso più ampio, l’Occidente,

il pozzo è invece la metafora delle sue preziose risorse

minacciate da ciò che “sta fuori”: i paesi sottosviluppati che

premono per partecipare a tali risorse, ma che ne restano

esclusi.

La seconda parte del progetto è, al contrario della prima,

un’opera totalmente immateriale, incentrata solo su dina-

miche relazionali che si aggregano attorno all’idea di

condivisione e ridistribuzione delle risorse. Questa parte del

progetto verte sul principio dei vasi comunicanti, il principio

fisico secondo il quale un liquido contenuto in due o più contenitori

in comunicazione tra loro raggiunge lo stesso livello

originando un’unica superficie equipotenziale. Una legge

fisica che, a differenza delle decisioni politiche, è universale

e sempre valida, per tutti, in qualunque momento storico e

ovunque nel mondo. Il principio fisico dei vasi comunicanti si

riduce ad un’unica equazione, bellissima nel-la sua semplicità:

H1 = H2 (height1 = height2, ma, nell’opera, anche Human1

= Human2). La parte operativa di questa seconda fase

del progetto consiste nel mettere in comunicazione gli studenti

di due classi di liceo artistico, una dello stesso istituto

Guggenheim che ospiterà il padiglione, l’altra del Camerun.

Gli studenti avranno il compito di scambiarsi informazioni e

collaborare alla progettazione di un nuovo pozzo nel nord

del Camerun. I due pozzi “ge-melli”, veri e propri vasi comunicanti

come le menti dei ragazzi che avranno lavorato al

progetto, dialogheranno a distanza e la ridistribuzione delle

risorse diventerà reale.

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